Come spesso accade in arte una scena comune diventa spunto perfetto alla visione dell’artista. In una stanza ci sono una donna seduta in vestaglia e un tavolo con sopra dei fiori.
La donna non la riconosciamo. Matisse ci nasconde la sua identità. Le pennellate mirano dritte alla sua essenza. Non vogliono definire quella persona in particolare ma il suo significato in quel preciso istante. Un dettaglio basterebbe a romperne l’incantesimo. Immediatamente saremmo distratti se qualcosa ci parlasse di una persona qualunque, con un nome, proprio come noi. Non la riconosciamo invece e per questo non possiamo giudicarla. L’artista ci priva dei dettagli che ci consentirebbero di definirla, ci libera dalla tensione che il giudizio sempre porta con sé e che raramente sappiamo scrollarci di dosso da soli.
E quel tavolo con sopra i fiori che ci sta a fare? Questa visione inghiotte anche il tavolo, non meno degno della modella, anzi suo perfetto compagno di scena. Il semplice motivo della tovaglia basta a catturare il nostro occhio e a condurlo fino alle macchie colorate dei petali sul muro grigio. È la natura morta di colori puri, luminosi e vivaci a pompare allegria nella tela mentre la donna sembra scovare tra i suoi pensieri qualcosa che forse la disturba. Ma d’insieme con quanto poco sforzo si gode di questa visione così fresca e diretta? Sembra emanare il profumo della stanza nel silenzio rotto soltanto dai respiri o da un refolo leggero che accarezza i gambi attraverso la finestra.
La tela di Matisse è visibile presso la Pinacoteca Agnelli a Torino.